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Biscrostata ai fichi con frolla VitaMill® | Dolce rustico e sano

21 August 2025
biscrostata ai fichi con frolla alla farina VitaMill®, dolce settembrino rustico e scenografico

Biscrostata ai fichi – 46 anni, una parola sola: pazienza

“Trasloco”: ormai la dico come se fosse una preposizione.
Un prefisso muto che precede ogni mio gesto, ogni mio pensiero, ogni lista scritta al volo sull’app delle note. Trasloco come tempo verbale, come condizione mentale, come status sociale. Come sono presa. Altro che unghie laccate e abiti perfettamente stirati. Dove sono finiti i tempi del tango su tacco 8.5? Perennemente con le borse in mano, sacchetti con cambi improvvisati, spazzolini lasciati di qua e di là “ché non si sa mai magari qui ci torno”. Da ottobre 2024 sono stata la regina delle “ospitate” quando non sono rinchiusa nelle mie due stanze provvisorie dove trovano spazio luci, fotocamere, trucchi, vestiti, pentole, valigie, prodotti da fotografare: scatoloni veri e scatole emotive. Un alloggio momentaneo in cui ho accatastato provvisoriamente pezzi — mobili, immagini, ricordi, routine, parole.


E’ solo da qualche giorno che ho lasciato le due stanze casalavoro e dormo in una casa nuova. La chiamo così perchè non ce la faccio proprio a chiamarla la mia nuova casa. A volte entro e mi prende l’ansia, a volte vorrei lanciare tutto dalla finestra, altre volte invece mi sveglio e, guardando il verde fuori dalla finestra, penso che è questione di tempo. Sto cercando di dare valore alle cose belle che ho trovato qui e a cui, nella mia bella vecchia casetta singola, non ero certo abituata: vicini che ti aiutano spontaneamente, essere a due minuti da tutto e la bellezza di andare a piedi ovunque dimenticandosi la macchina.


Mentre scrivo questo post, è ora di cena, piove e l’enorme porta finestra della zona giorno è spalancata sul buio pieno di verde. Nell’aria la voce di Cocciante che canta Margherita. Certo neppure a questo ero abituata ma per qualche minuto mi diverte.
Respiro aria di settembre e invece domani è il 21 agosto e io entro nei 46.
Sono nata alle 9.50, di 4 kg e rotti e da subito ho mostrato grande impazienza nell’essere allattata. Nei successivi 45 anni non ho dimostrato particolare pazienza proprio in niente. Non sono mai stata una che aspetta. Tutto subito. Io preparo, anticipo, incastro, risolvo.
E invece quest’ultimo anno mi ha regalato una parola che prima mi disturbava e che ora invece mi tiene in ostaggio: pazienza. Pazienza che non è solo attesa, ma anche sopportazione e resistenza. La luce c’è ma non sono fuochi d’artificio, è brace sotto la cenere.
In mezzo a tutto questo — i lavori in casa, le scadenze, gli impegni da incastrare come un tetris — c’è stato anche un esercizio nuovo, durissimo, che non so ancora se sto imparando per davvero: lasciare andare. Ne ho già parlato, ne ho già scritto, ma mica sono cose che risolvi in un amen.
Lasciare andare l’urgenza di avere tutto sotto controllo.
Lasciare andare la me di prima.
Lasciare andare le spiegazioni, le aspettative, i ruoli.
Lasciar andare l’idea di un perfezionismo che non esiste.
Lasciare andare anche alcune relazioni, senza rancori, ma con quella forma adulta di dolcezza che somiglia a un “grazie, basta così”.

È un training feroce, più mentale che fisico: più difficile di una camminata in salita, più disarmante di un trasloco.
Un allenamento invisibile che ti cambia l’interno e grazie a cui ho scoperto due cose sorprendenti e quasi in contrapposizione: che la solitudine è una potentissima una medicina e che il sostegno di chi ti vuole bene è prezioso, anche più di quel diamante che vorrei regalarmi da tempo. Sì, proprio io che non indosso quasi nulla e non per necessità di esibire, ma per quell’idea di tenere la luce sempre con me.
La solitudine non come isolamento, ma come spazio vuoto e muto in cui finalmente mi sento intera e mi calmo, mi centro, sono.
E poi, c’è l’altra grande lezione di quest’anno: la gratitudine. In un periodo in cui ho scalato montagne da sola, la mia fortuna è stata avere attorno anime buone che si sono strette intorno per darmi una mano.
Chi mi ha aiutato con i traslochi, chi mi ha montato mobili e lavato terrazze, chi mi ha tamponato le guance umide, chi mi ha regalato un concerto, chi una una passeggiata di notte o di primo mattino, chi una mano a registrare un video, chi una gita in barca, chi anche solo un altro punto di vista. Una rete di affetti che hanno voluto esserci senza bisogno di essere invocati.
E forse è anche questo che rende la solitudine una meravigliosa scelta e non un’assenza: sapere che puoi contare su chi vuole il tuo bene per davvero, anche se te ne stai chiusa nel tuo studio per decine di ore senza contatti col mondo.
La psicologia sociale dice che il sostegno percepito è una delle variabili più importanti nella resistenza individuale. Non si tratta solo di quanti amici hai, ma di quanto ti senti supportata.
E io, oggi, anche se continuamente in bilico fra serenità e ansia, so con chi posso dividere la corsa pazza di questo tempo.

Per il mio compleanno ho scelto di nuovo di esercitare pazienza.
La biscrostata ai fichi non è una ricetta da vetrina, ma un piccolo atto di cura: per ricavare gli occhietti dalla forma degli uccellini, per lasciar riposare a dovere la frolla, per cuocere in due tempi, per assemblare e comporre con grazia e delicatezza.
In un mondo che mi spinge senza possibilità di replica all’efficienza e all’ottimizzazione di ogni secondo, io mi sono presa due ore per intagliare 16 uccellini da una pasta frolla, e poi 16 occhietti e 16 ali. E poi ancora 80 minuscole foglioline.
Quanta pazienza, quanta precisione e quanta pace.


Perché ho scelto la farina VitaMill® per la Biscrostata ai fichi

Per questa biscrostata ai fichi ho usato la farina VitaMill® Ricco di Magnesio, Potassio e Fibre: una miscela a basso indice glicemico, ideale per chi cerca un’alternativa più nutriente alla farina tradizionale. Oltre a garantire una frolla perfetta — friabile, ma lavorabile — è una scelta migliore: più fibre, meno zuccheri.
Questa farina si ottiene da una varietà di grano con un alto contenuto di amilosio, in proporzione invertita rispetto alla farina tradizionale. Studi hanno dimostrato come questa caratteristica riduca significativamente il picco glicemico dopo il consumo di prodotti da forno rispetto alle farine normali. Buono a sapersi: se usi i prodotti VitaMill® è sconsigliato aggiungere sale all’impasto, perché la formula è studiata per essere gustosa anche senza.


La ricetta della Biscrostata ai fichi

Ingredienti

320 g farina VitaMill® Ricco di Magnesio, Potassio e Fibre
150 g burro
100 g zucchero a velo
1 uovo
1 tuorlo
scorza di un limone
150 g confettura di fichi

Procedimento

In una ciotola capiente (o in planetaria con foglia) lavora il burro freddo a cubetti con la farina VitaMill® fino ad ottenere un composto sabbiato.
Aggiungi lo zucchero setacciato, la scorza di limone grattugiata, l’uovo intero e il tuorlo, mescolando velocemente.
Impasta il minimo necessario per ottenere una pasta liscia e compatta.
Forma un panetto, avvolgilo in pellicola e lascialo riposare in frigorifero per almeno 1 ora.

Trascorso il riposo, riprendi la frolla e dividila: ricava 2 dischi, spessore circa 4–5 mm, stendendola sulla carta forno.
Sul primo disco taglia tutti i biscotti forati che formeranno lo strato superiore della biscrostata ai fichi (questo è lo stampo che ho usato io). Sul secondo disco invece taglia i biscotti pieni, che formeranno la base.
Per facilitare il rilascio della pasta, puoi spolverizzare la taglierina con zucchero a velo o farina prima del taglio.

Usa la carta forno che si trova sotto per trasferire i biscotti sulla teglia e poi inforna gli strati separatamente a 170° per 15 minuti (modalità statica).
Una volta cotti, lasciali raffreddare.
Aggiungi la confettura di fichi sui biscotti dello strato inferiore ed accoppia con quelli dello strato superiore.
Ricomponi la biscrostata ai fichi seguendo il disegno dello stampino.

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