L’idea di svestire i propri panni per indossare quelli altrui può essere una scelta coraggiosa. Quanto meno perchè l’invito normalmente è di infilarsi panni che qualcun altro preferirebbe non vestire.
Un’abitudine che comunque mi appartiene, nella vita e nel lavoro: tentare di uscire da quel recinto modernamente definito “comfort zone” e osservare una me stessa al contempo stimolata e impaurita.
Farlo mi fornisce degli spunti di riflessione utili a calmare il mio temperamento spesso impetuoso, e a concedermi l’opportunità di riflettere prima di agire.
Esiste inoltre un’altra ragione, non secondaria: un piccolo ma intenso frangente di estasi, in tutto questo processo, che per me coincide con la scoperta di qualcosa di nuovo.
Non sono una donna alla ricerca del brivido facile, quanto piuttosto una persona che teme la routine.
Ebbene, può essere non meritevole ammetterlo, ma in fondo credo sia questa la ragione per cui ho lanciato su Instagram un contest condensabile in “Mi faccio da parte per raccontare di Te che stai dall’altra parte del mio display“.
Intrattenere è affar serio, incantare è magia, ma condividere è umano e reciprocamente stimolante.
Questa è la strada in cui mi sono incamminata quando ho deciso di non indossare i miei soliti comodi vestiti (che ultimamente sono una maximaglia in tricot e un paio di leggings neri).
Un po’ infreddolita e spaesata, qualche giorno fa ho parlato di questa mia intenzione sulla mia pagina social, temendo per lo più che il mio messaggio sarebbe caduto nel vuoto.
Già, la solita vittima di una pessima abitudine: vedere il bicchiere mezzo vuoto.
Gli ormeggi erano stati ritirati, la sera era calata, e io ero al largo in solitaria nella mia barchetta zeppa di dubbi. Seduta a prua aspettavo un qualche segnale.
Dopo pochi minuti una prima lucina, nel giro di qualche ora la costa si era illuminata.
La mia casella email si popolava con costanza di nomi conosciuti o difficilmente identificabili.
Alcuni racconti sono arrivati la sera, altri la mattina presto, altri ancora pochi minuti prima della scadenza.
Storie sorprendenti, che si dividevano fra confessioni, sogni, tradizioni e ricordi. Nel leggerle, prima di addormentarmi o la mattina durante la colazione, ho provato compassione, empatia, divertimento e sincero dispiacere.
Ricordo perfettamente quante volte mi sono detta: ecco, questa è la storia che voglio raccontare.
Sandra, Franca, Giulia, Maria, Marina, Giorgia, Sofia, Sandra, Chris, Marianna, Federica, Doriana, Stefania, Monica… dopo solo le prime cinque email, le storie e le ricette di cui avrei voluto scrivere erano già almeno tre.
Poi, quasi allo scadere del tempo, arriva la Sua. Lo riconosco subito: le sue parole sono grazia ed eleganza, forma e sostanza.
#Matteofaletorte è scritto nella Bio della sua pagina Instagram, ma in un hashtag ha racchiuso solo uno spicchio del mondo che lo rappresenta.
Matteo sa usare abilmente le mani e la testa.
Matteo sa usare il chiaroscuro, racconta favole, si racconta con ironia e autografa il tutto con uno stile di rara gentilezza.
Matteo arriva in punta di piedi che quasi prendi paura.
Con educazione appoggia la giacca sulla sedia. Si siede e non cerca giri di parole. Ti guarda negli occhi e con un raro candore ti spalanca la finestra sul suo cuore.
In un mondo fatto di azioni che sono contemporaneamente causa ed effetti, lui rappresenta la discontinuità.
Una storia d’amore per la pasticceria che non ha radici, in cui però ha creduto con tutto se stesso, fatta di prove ed errori, studio e dedizione, costanza e speranza.
Dentro i suoi ricordi non trovo l’immagine di sua madre, o le mani rugose ed esperte di sua nonna.
Non c’è un ricordo speciale, e nemmeno traccia del quaderno delle torte di famiglia, quello che più o meno tutte la madri della nostra generazione conservano nella loro libreria.
Quello che trovo è “un’assenza” che mi appartiene, la condivisione di un sogno che non si è avverato.
Matteo rappresenta quel preciso punto del mio passato che ho sempre pensato sarebbe andato diversamente, esettamente come l’ha sperato lui.
Quella strada in cui credevamo entrambi e che però non abbiamo mai percorso.
Il viaggio che tutti e due avevamo pianificato ma per il quale nessuno ci ha mai staccato il biglietto.
Rammarico? Dispiacere per come è andata? Non so rispondere.
Sono certa che se ci fossimo ritrovati compagni di banco, in quel programma dove si mette in gioco la propria abilità in pasticceria, non solo avremmo fatto squadra, ma avremmo vinto insieme.
C’è una grande verità in fondo alle tue parole, Matteo: una strada diversa non è necessariamente una strada migliore, e in ogni caso non è dato sapere come sarebbe andata.
Quello che è sopravvissuto per entrambi è la consapevolezza che l’amore per la pasticceria ci accompagnerà nel tempo.
La Crostata delle Prime Volte
di Matteo Romagnoli
Puoi realizzare la ricetta in forma di piccole Crostatine oppure usando uno stampo da circa 24 cm.
INGREDIENTI
Per la pasta frolla
300 g di farina 00
20 g di fecola di patate
due cucchiaini di lievito per dolci
160 g di burro freddo a cubetti
100 g di zucchero
3 tuorli
essenza di vaniglia
un pizzico di sale
Per la farcia alla ricotta
250 g di ricotta
80 g di zucchero a velo
6 cucchiai di panna fresca
2 uova intere
500 g di mele renette (circa 2)
Per la crema di copertura
100 ml di panna fresca
30 g di zucchero semolato
20 g di fecola
3 cucchiai di zucchero a velo vanigliato (o in alternativa aggiungere della vaniglia)
1 uovo intero
due cucchiai di miele d’arancio
1 cucchiaino di scorza d’arancia biologica grattugiata
PROCEDIMENTO
Sbuccia le mele, elimina il torsolo ed affettale sottilmente, bagnandole con poco succo di limone affinchè non anneriscano.
Tieni da parte.
Setaccia la farina con la fecola e il lievito. Aggiungi il burro freddo a pezzetti e iniziare a impastare creando delle briciole grossolane.
Aggiungi quindi lo zucchero, il sale, le uova e l’essenza di vaniglia, continuando ad impastare fino a realizzare un panetto di pasta (se dovesse servire aggiungi un goccio di panna per favorire la formazione del panetto).
Avvolgi la pasta con la pellicola e lascia riposare in frigo per almeno due ore.
Dedicati alla farcia alla ricotta: lavora la ricotta con lo zucchero a velo, le uova e la panna. Tieni da parte.
Ultimo passaggio, prepara la crema per la copertura: amalgama zucchero, fecola, panna, uovo, scorza d’arancia e miele.
Accendi il forno modalità statica a 180°C.
Imburra uno stampo da 24 cm (io uso questo: non serve imburrarlo e i bordi della torta restano perfetti).
Stendi la pasta frolla tra due fogli di carta forno e adagiala sullo stampo fino a bordi. Rifila gli eventuali eccessi, quindi bucherella con una forchetta e ricopri con la crema di ricotta.
Adagiare poi le fettine di mela in maniera ordinata.
Versa la crema sulle mele e inforna per circa 45-50 minuti.
Sforna e lascia intiepidire prima di sformarla.
Spolverizza a piacere con zucchero a velo una volta fredda.
7 Commenti
Incredulo e commosso. Non posso che ringraziarti, davvero. Mi hai lasciato senza parole. E hai capito tutto. Spero un giorno di poterti incontrare, abbracciare e magari condividere con te una bella giornata di impasti a quattro mani. Mi inchino come sempre alla tua eleganza e al tempo stesso alla tua immensa leggerezza nel raccontare te, il tuo mondo e gli altri.
La Torta delle Prime Volte non poteva venir meglio! E’ proprio così che doveva essere realizzata, fotografata e…assaggiata. Spero ti sia piaciuta.
Con tanta stima per te e per il tuo tutto.
Matteo.
Mi spiace aver letto solo ora, caro Matteo. Non ci poteva essere complimento migliore: saper di aver colto quello che, in fondo, sempre visibile non è.La tua crostata è piaciuta, eccome. Mio suocero ne ha divorata metà nell’arco di una giornata.
Un abbraccio.
Complimenti per tutto Lucia e anche a Matteo naturalmente… questa ricetta la proverò sicuro.. le foto sono da applausi, sul serio… il tuo stile è unico e anche la tua bravura
Ho provato a fare questa favolosa crostata…che dire, farla è stata un’esperienza di un’incredibile potenza evocativa, dal profumo mentre cuoceva nel forno all’assaggio, ricchissimo di sfumature e ricordi che non passano dalle parole. Un regalo bellissimo.
Ho la fortuna di conoscere dal vivo Matteo per altri versi, questo dolce è una sfaccettatura della sua persona e lo rappresenta. Ringrazio lui, e naturalmente lei Lucia, per tanta passione e delicatezza.
Che piacere leggerti. Non sai quanto riscatto ci sia per me nel leggere il tuo messaggio quest’oggi. È emozione leggere parole di gratitudine e soddisfazione.
Un abbraccio grande!
Offrire racconti di vita e dolcezze che diverranno carne e sangue di chi li riceve è inestimabile, attiene alla sfera del sottile e non misurabile. È un piacere per me restituirti qualcosa di quanto dài.
Un abbraccio a te!
Grazie ancora e presto, spero!