Processo creativo. Non suona fiabesco, ma in verità ha molto a che vedere con il proprio mondo immaginario.
Perché sentiamo più vicino al nostro modo di sentire un certo stile fotografico anziché un altro?
Vorrei cercare di rispondere a questa domanda raccontando come approccio ogni sessione fotografica. Non ho mai scritto di questi argomenti, ma sono consapevole che sapere qualcosa di più di questo tema farebbe felice per lo meno una decina di affezionati lettori che spesso mi chiedono di sollevare le tende per scoprire un po’ di più.
C’è una stanza nella mia casa sulla cui porta è appesa una targhetta: camera. L’aveva appesa il proprietario precedente ed è sempre rimasta lì, sin dal giorno in cui ci siamo trasferiti, ormai 5 anni fa. Non è utile perché a nessuno dei due abitanti è necessario ricordare cosa si trova dietro quella porta, e non appropriata perché, oltretutto, racconta il falso.
Non c’è alcun letto dentro, solo tanti libri, una scrivania, diversi pannelli altrimenti detti sfondi fotografici e un mobiletto bianco del settore bimbi Ikea carico di piattini, tazze, materiale di scena e così via.
É la stanza che qualche anno fa ho trasformato nel mio studio fotografico, nonché la principale responsabile dello stile delle mie immagini.
Il soffitto è costituito da travi in legno scuro, il pavimento è color del miele e le pareti raccontano di domeniche sulle scale a a spatolare colori diversi.
La finestra si affaccia su un piccolo pezzetto di giardino ed è rivolta a ovest, cosa che sembra fare spallucce a tutte le buone raccomandazioni dei fotografi del nord Europa che usano luce naturale. Non proprio una benedizione, quindi, ma il prezzo da pagare per avere un’apertura che riceve quella luce dalla temperatura costante corrisponderebbe a buttare già il bagno del mio confinante. Quindi meglio farsi amica la luce dell’ovest che è tosta, spigolosa e difficilmente gestibile perché si manifesta, ad ogni ora del giorno e in ogni stagione, con sfumature di colori differenti e intensità variabile: certamente un toccasana per l’animo, ma un dispetto per chi vuole perseguire uno stile definito in ambito fotografico.
La mia luce, nelle prime ore del mattino e in inverno, è blu, ma questo blu in estate vira sul verde. Per evitarli, dovrei abbattere il giuggiolo lussureggiante le cui fronde riflettono quei toni tanto difficili da domare.
Non ci penso nemmeno.
A ora di pranzo, poi, la stessa luce sembra gonfiare la stanza e le ombre risultato appena-appena accennate; se la giornata invece è velata l’aria ha i toni del bianco opaco, quasi fosse impregnata di talco.
Il tardo pomeriggio è invece l’inferno in purezza: il sole, calando, batte sullo scuro ed il riverbero arancione infuoca la stanza, rendendo tutto così dannatamente dantesco e per nulla domabile. Non ci sono pannelli in polistirolo che tengano.
Il momento idilliaco, la perfetta combinazione astrale, si verifica dal momento in cui il sole sparisce dietro la casa del vicino e persiste fino al suo completo tramonto: 1 ora circa di gloria in cui il lupo che è in me ulula solitario e beato fino all’arrivo della luna.
Un’ora, però, è davvero poco per pensare, studiare gli ingredienti, realizzare alcuni passaggi della ricetta, fotografare e magari osare degli scatti in movimento.
Perciò, il giorno prima, pianifico: ingredienti, elementi, oggetti, colori. La scelta dello stile è in fondo la propria firma, e come metterli assieme attiene a quello che definirei lo storytelling personale.
Come faccio? Cerco di non dimenticare mai una regola essenziale: non esagerare. La ricchezza di componenti nell’immagine può essere davvero fonte di attrazione ma, se mal gestita, genera, per prima in me stessa, smarrimento.
A volte il desiderio di possedere oggetti nuovi e bellissimi, fiori o tessuti, è forte: novità e alternative di cui disporre durante lo shooting mi rende allegra, eccitata, impaziente di provare.
Nel tempo, però, mi sono dovuta arrendere innanzi all’evidenza: sono gli scatti in cui ho dovuto fare con ciò che avevo a disposizione quelli in cui ho raccolto le maggiori soddisfazioni. Non è retorica, è esattamente così che è andata.
La letteratura al riguardo spiega che c’è della psicologia che lavora sotto traccia: stabilire dei limiti e lavorare all’interno di un perimetro ben definito, una sorta di recinto, stimola la creatività. Perciò, ho smesso di raccontarmi da molto che avere poco a disposizione possa convincermi a non creare.
L’altro punto su cui mi focalizzo è il colore: il momento che mi emoziona di più.
Quando ero agli inizi, prima di scegliere quali accostare, usavo uno strumento online, la ruota del colore. Una volta identificato il colore del mio oggetto protagonista, l’eroe della scena, mi concentravo sulla scelta dei colori complementari, oppure optavo per colori analoghi.
Di recente ho scoperto uno strumento molto utile e pratico, il generatore di palette di colore di Adobe Color. Fissando il cursore sul mio “colore eroe” ottengo in automatico spunti per abbinamenti che contemplano sfumature cui non avrei magari prestato attenzione. Una volta scelta la palette da abbinare, valuto quali ingredienti o oggetti possano giocare quel “ruolo colore” nella partita che ho sotto gli occhi, ricordando sempre che questi dovrebbero completarsi e conferire un senso di equilibrio alla composizione. Se nell’immagine trovo che qualcosa sovrasti catturando troppo l’attenzione, lo elimino subito.
Per la scelta dei materiali, invece, opero preventivamente delle full immersion nell’amata piattaforma Pinterest.
Nella barra di ricerca del social media inserisco la keyword con il nome del mio ingrediente protagonista volendo ricavare spunti e abbinamenti che possano illuminarmi circa le sue molteplici combinazioni. Le salvo in una cartella per scorrerle nuovamente, una dopo l’altra, poco prima di addormentarmi.
Nel sonno le informazioni ricavate sedimentano e la mattina presto si ripropongono più nitide, insieme al caffè caldo.
Resto a letto con gli occhi chiusi mentre lascio che la mente vaghi per gli scaffali del mobiletto bianco, spostando piatti e toccando tessuti, alla ricerca di quegli oggetti maggiormente in grado di evocare lo stile degli elementi che la ricerca ha messo in luce.
Il giorno dello shooting raduno tutti gli elementi sulla scrivania dello studio e sposto la tavola accanto alla finestra.
Osservo come cade la luce sul tavolo: lo allontano se mi sembra che ne riceva troppa, lo indietreggio verso il muro scuro se voglio che acquisti drammaticità, oppure lo avvicino alla finestra piazzando dall’altro lato un pannello chiaro se desidero che acquisti maggiore luminosità. Molto dipende dal tipo di oggetto, dalle sue forme e dai suoi colori. Non esiste una risposta certa: esistono tentativi, errori e soddisfazioni.
Poi collego la Canon al pc via cavo Tether, attivo la modalità Dinamic su Lightroom e guardo il quadro che ne esce. Delimito nell’obiettivo la porzione di campo che desidero riprendere e comincio a sistemare gli oggetti ordinatamente.
Molte volte capita che, così come li appoggio, ingredienti e oggetti non mi diano tanta soddisfazione.
Quindi che faccio?
Fingo di non essere intrappolata nel peso della sessione fotografica e muovo le cose esattamente come se stessi per mettermi a preparare un piatto o una torta: grattugio, taglio, sbuccio. Mi rendo conto che è nell’imprecisione del momento che esce spesso qualcosa di convincente.
Alcune considerazioni, invece, su quello che si può fare per rendere speciale l’immagine in post produzione, le tengo in serbo per un prossimo articolo.
Nel frattempo, vi auguro buona Carrot cake alle noci e ananas, scattata solo con quello che la ricetta prevede e una sorella come compagna di giochi, naturalmente al calare della sera.
Note sugli ingredienti
FARINA
Per questa Carrot cake alle noci e ananas ho scelto la farina tipo 2 di Grandi Molini Italiani. Oltre ad essere ricca di fibre e vitamine del gruppo B, è il risultato della molitura di un grano che ha mantenuto quasi tutta la sua parte cruscale esterna. Questa componente conferiscono maggior gusto e nutrienti alla farina, proprio per l’elevato contenuto di fibre e sali minerali. Risulta perfetta per qualsiasi tipo di ricetta: pane, pizza, focacce, dolci lievitati e frolle.
A piacere si può anche tagliare con della farina integrale o di farro.
ZUCCHERO
Si può utilizzare, al posto dello zucchero di cocco, lo zucchero semolato, quello di canna o quello muscovado. Amo quello di cocco perché ha quel leggero retrogusto di liquirizia che rende il sapore molto più intenso.
ANANAS
É possibile utilizzare sia l’ananas a fette (meglio senza zuccheri aggiunti), sia quello fresco. Importante è tagliare le fettine a piccoli pezzetti e strizzarli per bene prima di incorporarli. Se non ami l’ananas puoi ometterlo.
Una volta, al suo posto, ho aggiunto la mela a piccoli pezzetti… ma il risultato non è stato altrettanto soddisfacente!
NOCI
Si possono usare noci o altra frutta secca come mandorle, anacardi, nocciole…
SUGGERIMENTI
Anziché tre strati è possibile realizzare questa torta dividendo l’impasto in due teglie, possibilmente di diametro 23/24 cm circa e regolando di conseguenza i tempi di cottura (è probabile che ci voglia un po’ di più.
Se non si ama il frosting è possibile servire la Carrot cake alle noci e ananas senza crema: è talmente gustosa che non se ne avvertirà la mancanza.
CARROT CAKE ALLE NOCI E ANANAS
(Colgo l’occasione per dirti che a Dicembre 2020 è uscito il mio primo libro: è un libro di racconti e ricette.
Se vuoi dare un’occhiata, clicca QUI.)
INGREDIENTI
Ciotola 1 – Polveri
260 g farina tipo 2 di grandi Molini Italiani
260 g zucchero di cocco (vedi note)
8 g di bicarbonato
8 g di cannella in polvere
scorza di arancia non trattata
4 g sale
Ciotola 2 – Liquidi
300 ml olio di semi
4 uova medie
350 g carote pulite
220 g ananas pulito (vedi note)
una manciata di noci
Frosting
220 g formaggio cremoso (tipo Philadelphia)
110 g burro di qualità a temperatura ambiente
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
220 g zucchero a velo setacciato (è possibile variare la quantità )
zeste di arancia a piacere
granella di nocciole per decorare
PROCEDIMENTO
per la Carrot cake alle noci e ananas
Imburra le teglie
Per preparare la Carrot cake alle noci e ananas comincia imburrando e foderando con carta forno 3 teglie con base amovibile diametro 18 cm.
Porta il forno a 175° C, modalità statica.
Prepara le polveri
Mescola tutti gli ingredienti, setacciali e tieni da parte.
Prepara il composto di liquidi
Nella ciotola del frullatore trita le carote.
Unisci l’olio e frulla fino ad ottenere un composto omogeneo.
Aggiungi le uova e frulla per amalgamare.
Unisci i due composti
A questo punto versa nel boccale del frullatore le polveri.
Aziona a bassa velocità fino ad ottenere un composto omogeneo, ma non lavorare eccessivamente.
Aggiungi l’ananas tagliato a pezzetti e ben strizzato, le noci e amalgama brevemente sempre a bassa velocità.
Inforna
Dividi il composto nelle 3 teglie, poi inforna per circa 45-50 minuti.
Fai la prova stecchino prima di estrarre le torte e, eventualmente, prolunga la cottura.
Una volta cotte, lasciale raffreddare su una gratella poi pareggia eventuali protuberanze della superficie con un coltello a seghetto.
Prepara il frosting
Nella ciotola della planetaria lavora il burro a temperatura ambiente con la frusta piatta o gommata fino a renderlo cremoso e spumoso. Aggiungi lo zucchero a velo setacciato, la vaniglia e continua a lavorare fino a che avrai ottenuto un composto spumoso.
Quando il tutto sarà omogeneo e gonfio, aggiungi il formaggio e continua a lavorare. Raschia eventuali parti rimaste attaccate ai bordi della ciotola.
Versalo nella tasca da pasticcere munita di bocchetta liscia e tieni in frigorifero fino al momento dell’utilizzo.
Assembla la torta
Appoggia il primo disco sul piatto girevole. Partendo dal centro dosa la crema in forma di spirale portandoti verso l’esterno. Fai riposare in frigorifero per una ventina di minuti. Appoggia il secondo disco e procedi con un altro giro di crema.
Appoggi il terzo disco, quindi dosa un sottile strato di crema sulla superficie.
Livella bene con una scatolina a gomito e dosa dei ciuffi di crema lungo il bordo. Se vuoi ottenere l’aspetto ondulate sulla superficie, prima di dosare i ciuffi di crema, passa delicatamente un tarocco dentato sullo strato di crema (tipo questo).
Passa la spatola a gomito lungo tutta la superficie esterna della torta per rimuovere eventuali eccessi di crema e completa con della granella di nocciole.
Lascia rassodare la Carrot cake alle noci e ananas in frigorifero fino al momento del consumo.
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