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Ciambella al cacao e caffè con glassa all’ibisco

2 July 2020
Ciambella al cacao, cocco e caffè con glassa all'ibisco

Di piaceri e paure, e di piaceri che spesso generano paure.

Quanto ai primi, Brecht dava questa definizione: il primo sguardo dalla finestra al mattino, il vecchio libro ritrovato, volti entusiasti, neve, il mutare delle stagioni, il giornale, la dialettica, fare la doccia, nuotare, musica antica, capire, musica moderna, scrivere, viaggiare, cantare, essere gentili.

Avrò riletto questo elenco almeno dieci volte chiedendomi se, sotto traccia, si celasse anche un ordine di importanza e cercando di capire quali io trovassi parimenti condivisibili.


Non ho mai pensato di stilare una lista, ma ricordo che in qualche corso di crescita personale mi è stato suggerito di focalizzare le fonti del benessere come elementi di una spina dorsale su cui strutturare il proprio percorso di vita, attitudine che risponde ad un concetto di esistenza moderno ed estremamente rivoluzionario, nettamente contrapposto ad un passato storico in cui veniva per lo più insegnato che in questa vita si deve soffrire e patire in cambio di un futuro beato in una certa dimensione celeste della quale bisogna accettare il dogma dell’esistenza.

Bundt cake al cacao e caffè con glassa all'ibisco

Per questa ragione, qualche giorno fa, ho aperto il mio quaderno rosa e oro costellato di coccinelle rosse su cui appunto tutto quello che mi ispira, rallegra e fa stare bene, con l’idea che mettere nero su bianco una quindicina di piaceri  mi avrebbe aiutato a concretizzare momenti di gratitudine nei confronti della vita.

Dopo una decina di minuti non avevo ancora scritto nulla. Ingratitudine quindi? Incapacità di sapere apprezzare?
Non proprio.
Nel tentativo di voler essere il più onesta possibile mi accorgevo che ad ogni puro piacere individuato si opponeva almeno una paura che inevitabilmente finiva per comprometterne la romantica visione.

Un passo per volta, Lucia: la montagna si scala facendola a piccoli tratti (in questi giorni poi l’hai anche sperimentato con le tue gambe).

Giusto.

Dunque: osservare la natura, essere in pace con la coscienza, l’autunno, il comprendere, il fresco, le mucche, il mattino presto, cedere al sonno, la luce morbida, creare un dolce bello e goloso, giocare con i colori, un vino buono bevuto in compagnia, trovare le parole giuste, consegnare un buon lavoro, un mazzo di fiori, il caffè, sentirsi puliti, il sorriso della mamma, la gentilezza.

Ciambella al cacao, cocco e caffè con stampo nordic ware

Passare poi ad appuntare le paure vere e proprie invece si è rivelato un gioco da ragazzi, nonostante il termine gioco non descriva degnamente la paginetta che ne è uscita: la morte, la sofferenza, l’ignoranza, la vecchiaia, l’alta velocità, il razzismo, la povertà di spirito, l’immobilismo, l’avarizia, i ragni e i rettili, il tradimento, la superficialità, sprecare il tempo.
Brutto è stato leggerle ed ora che, per l’ennesima volta, le scrivo tutte una in fila all’altra penso a quanto sarebbe comodo se un semplicissimo tocco dei tasti “Command+Delete” funzionasse più che a dovere.

Eppure credo si celi proprio qui l’inghippo che ha condizionato un debutto con tentennamenti di fronte alla pagina candida del quadernino rosa: quell’incapacità di concentrarmi su ciò che mi fa bene perché frenata dalla paura di non riuscire a spiegarmi, di non vedere più quel sorriso, di spendere troppo, di sfornare un qualcosa di mediocre, di non farcela, di ingrassare, di soffrire.
Quante complicazioni siamo capaci a volte di tirare in ballo finendo solo per vanificare le occasioni di essere felici.
Troppo di frequente la forza devastante della paura annichilisce la capacità di godere di piaceri semplici.

Ciambella al cacao e caffè con glassa all'ibisco

Ed è fra queste pieghe che si insinua per la sottoscritta l’esercizio di un piacere intriso di timori fino all’osso: un’attività creativa che avrei inserito nella lista esattamente come la pasticceria, finendo però per renderlo un elenco non poi così sincero.
Quella parola sarebbe stata la pecora nera del gregge, l’intruso da rimuovere, nonostante ai più non sarebbe neppure balzata all’occhio. E mi sembra incredibile come ai piaceri che generano paure io non abbia mai dedicato grandi riflessioni fintantoché non ho scelto di rendere la fotografia parte del mio vivere quotidiano.
Eh già, perché con grande serenità ammetto che per me la fotografia è quotidianità, ma non è affatto un momento di puro piacere, anzi, è un qualcosa di molto lontano da quella dimensione di perfezione che talvolta si vuole dare l’illusione di riuscire a creare. Mi richiede dedizione, tempo, osservazione, concentrazione e fatica fisica e mentale.
A complicare il tutto il fatto che detesto le competizioni.

Mi stressa l’idea di rendere una massima prestazione nel minor tempo possibile. Mi sono sempre tenuta alla larga da gare (il che ammetto non è mai stato un sacrificio nell’ambito di una vita assai poco sportiva) e sfide di qualunque sorta, privilegiando invece una dimensione autonoma e serena di libero esercizio della creatività. Accadeva vent’anni fa, quando da ragazzina passavo le serate d’inverno a decorare con stoffe e perline cesti di palline di polistirolo, e accade tutt’oggi, quando mi chiudo in cucina cercando di realizzare qualcosa che fino a quel momento è esistito solo nella mia fantasia: un animo sospinto da generosa curiosità.
A dirla tutta accade anche quando mi defilo silenziosa nel mio studio e aggancio la macchina fotografica al treppiede… con una grande – anzi immensa – differenza, però.

Dopo aver spalancato i balconi, appoggiato la torta sul tavolo e collegato il pc alla mia Canon, ogni divertita certezza viene meno e il mio corpo è attraversato da una vibrazione strana. A seguire sento il tintinnare di quel fastidioso campanello d’allarme: Lucia, quello che hai pianificato non funziona. Vedi come la luce si appoggia sulla sua superficie? Noti i contrasti che si formano e che non rispecchiano l’armonia cui credevi invece avrebbero dato vita? 

Ciambella al cacao, cocco e caffè con glassa all'ibisco

E mentre il pomeriggio scorre inesorabile mi rammarico pensando che quello scatto l’avevo studiato per filo e per segno e resto spiazzata dal fatto che la fantasia si sia mossa su piani assolutamente non convergenti con la realtà. Perché immaginare qualcosa in potenza è una bellissima promessa di successo, ma se poi il tutto non trova applicazione l’originario “I have a dream” ha il peso di una bolla di sapone.
A quel punto l’unica cosa che sogno di fare è mettermi comoda in poltrona con la torta sulle gambe e una forchetta in mano per urlare al mondo: ehi, tutto quel che ho combinato in cucina funziona.
Va bene se ci fermiamo qui?

Gli esperti di psicologia comportamentale lo definirebbero un classico tentativo di mantenersi entro i limiti della propria comfort-zone, ovvero quello stato mentale in cui agiamo privi di qualsiasi forma d’ansia, fornendo risultati costanti e senza sperimentazione del rischio. Ahia, l’immobilismo che tanto temo e che mi sono affrettata ad inserire nella lista delle paure: quella gabbia dorata che concede l’illusione di muoversi sempre in spazi noti e gestibili, in cui ogni stimolo è ridotto a zero e, di conseguenza, anche le possibilità di crescere sperimentando.

Bloccata con un briciolo di delusione nei meccanismi di uno scomodo ingranaggio, accade che dopo una decina di minuti passati a sbuffare e a considerarmi inadeguata, riappoggio la torta sul tavolo e riparto da zero, considerando la luce che ho a disposizione, le sfumature di calore che la fantasia non aveva contemplato e le complementarietà cromatiche che mi erano sfuggite.
Riparto da zero togliendo, aggiungendo, smontando e rimontando. Talvolta cambio stanza, fonte luminosa e sfondi e cestino decine di scatti, lasciando sempre che sia l’istinto a guidarmi nel processo ma non perdendo mai di vista le regole della composizione per arrivare infine, dopo un tempo che non so mai prevedere, ad innamorarmi di quello che vedo dentro l’obbiettivo.

Brachetto d'Acqui Duchessa Lia

Se potessi descrivere, con una metafora sportiva, la sensazione che avverto, azzarderei che è simile al piacere che si prova nel godersi la corsa, dopo aver superato quella fase di fatica incredibile in cui le gambe sembrano non riuscire a sostenerci.

Esistono però anche eccezioni, occasioni in cui le intuizioni hanno esattamente quel gusto che finisci per ritrovarti in punta di lingua dopo l’assaggio e, allo stesso tempo, scatti che rendono giustizia a quei contrasti che il tuo palato ha percepito.

E quando il cerchio si chiude, regalandoti questa grande soddisfazione, è bello lasciarsi andare sul divano con una fettina di puro piacere tra le dita in barba a qualsiasi paura.

Ciambella al cacao, cocco e caffè

Ciambella al cacao e caffè con glassa all’ibisco

Il karkadè è una bevanda che ha una lunga tradizione nella mia famiglia. Ricordo che quand’ero piccola, nella casa della nonna materna, ci veniva spesso servito direttamente dal Samovar.
Solo quando divenni più grande scoprii che questa bevanda, molto diffusa durante i tempi del fascismo al posto del classico tè, veniva ricavata dal calice dei fiori dell’ibisco di cui mantiene quel vivace colore rosso intenso. Porta con sé molteplici proprietà benefiche per l’organismo (tra cui vitamina C e antiossidanti), che ricordano quelle dell’uva.

Il suo sapore piacevolmente asprigno ed aromatico evoca quello della frutta rossa, in particolare mirtillo e il lampone, che trovo perfetto in accostamento ad una ciambella al cacao dalla consistenza umida, corposa ed il gusto pieno. Ho usato la polvere di Ibisco (puoi trovarla cliccando qui)

Ho scelto di abbinare alla Ciambella al cacao e caffè con glassa all’ibisco il Brachetto d’Acqui di Duchessa Lia, uno spumante da dessert a basso grado alcolico apprezzabile per il delicato profumo di viola, geranio, rosa e frutta fresca.
Osservandolo in controluce se ne apprezza al meglio il colore mediamente intenso tendente al rosso rubino che trovo soddisfi quei canoni di vera bellezza, oltre che bontà, che personalmente ricerco con cura quando porto qualunque cosa in tavola. Il Brachetto è un’ottima compagnia al calice per gustare frolle o pasticceria a base di frutta secca.

Ciambella al cacao, cocco e caffè con glassa all'ibisco

Suggerimenti

  • La Ciambella (o Bundt Cake) al cacao e caffè con glassa all’ibisco rende al meglio se mangiata almeno dopo un giorno di riposo in frigorifero coperta da pellicola: i gusti si intensificano e la trama acquisisce scioglievolezza.
  • Puoi congelarla in sacchetti alimentari.
  • Versa la glassa poco prima di servire e aggiungerne dell’altra sulla fetta tagliata.

Ciambella al cacao e caffè - Bundt cake

INGREDIENTI & PROCEDIMENTO
Ciambella al cacao e caffè con glassa all’ibisco

Polveri
265 g farina
75 g cacao in polvere + quello per lo stampo
8 g bicarbonato
330 g zucchero semolato
2 g fior di sale

Liquidi
220 g burro + quello per ungere lo stampo
135 ml latte di cocco (o latte intero)
2 uova grandi
165 ml di panna acida o yogurt greco
135 ml di caffè caldo

Prepara il forno e lo stampo

Preriscalda il forno a 175°C mod. statica.
Aiutandoti con un pennello imburra uno stampo a ciambella da circa 2 litri di capacità (io ho usato questa) con del burro fuso. Se ne usi una simile alla mia spennella bene tutte le scanalature dello stampo, quindi riponila in frigorifero.

Bundt cake al cacao con stampo nordic ware

Mescola le polveri

Setaccia in una ciotola capiente la farina con il cacao e il bicarbonato.
Aggiungi lo zucchero semolato e il fior di sale e mescola bene.

Fondi il burro

Fai fondere il burro, aggiungi il latte di cocco e lascia intiepidire. Nel frattempo prepara il caffè, più o meno intenso a seconda del tuo gusto.

Setaccia del cacao nello stampo a coprire bene il burro. Tieni da parte.

Unisci i composti

Aggiungi alle polveri la miscela di burro e latte, le uova, la panna acida e mescola a bassa velocità.
Quando il tutto sarà omogeneo unisci il caffè caldo. Mescola brevemente quindi inforna subito e cuoci per circa 50 minuti.
Intorno ai 45 minuti controlla con uno stecchino se l’impasto è ancora molto umido e prolunga eventualmente di alcuni minuti la cottura.

Glassa all'ibiscoCiambella al cacao e caffè con glassa all'ibisco

INGREDIENTI & PROCEDIMENTO
Per la glassa all’ibisco

qualche cucchiaio di zucchero a velo setacciato
polvere di ibisco (clicca QUI per vedere quale ho utilizzato)
qualche cucchiaino d’acqua

Setaccia lo zucchero a velo in una ciotola.
Aggiungi una punta di cucchiaino di polvere di ibisco ed alcune gocce d’acqua.
Mescola con una frustina per rendere la glassa omogenea.
Aumenta la quantità d’acqua, la polvere di ibisco o lo zucchero a velo in funzione della consistenza e del colore che vuoi ottenere, poi versa sulla Ciambella al cacao e caffè.

 

 

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