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Torte

Crostata decorata ai frutti rossi e crema al latte di mandorla

10 February 2020
crostata decorata ai frutti rossi

Una saggia ed anziana zia, qualche tempo fa, mi raccontò che la percezione del tempo cambia sostanzialmente all’aumentare dell’età.
Ascoltai quella frase, senza prestar troppa attenzione, seduta sul divano verde pastello del suo salotto dove, da che ho memoria, ama coltivare la sana conversazione con parenti e conoscenti.
Seppure inconsapevolmente, riuscii a tenere traccia di quelle parole: “Sai Lucia, quando si è piccoli i giorni sembrano mesi ed i mesi sembrano anni. Accade invece che, quando invecchi, si verifichi l’inverso: le ore sembra scorrano come minuti e gli anni scappino via come mesi.”

A tal proposito ricordo gli interminabili pomeriggi estivi, da ragazzina, consumati con le amiche tra passeggiate in centro città e chiacchiere in camera, lenti e privi di scadenze (se non quelle di rincasare), frangenti in cui la noia riusciva a farsi largo senza troppi complimenti.
Al contrario, ora, guardo con costante stupore questi – ormai già quasi – 2 anni, in cui ho dato una svolta alla mia vita scegliendo di abbandonare la carriera in azienda per intraprendere la strada dei miei sogni.
Mi sembrano passate solo poche settimane da quando ho trasformato la seconda camera di casa in uno studio dove praticare con tranquillità la scrittura e la fotografia, e la cucina in uno spazio più pratico in cui avere tutto a disposizione per testare nuove preparazioni.

danish natureCrostata decorazioni

Questo apparente atteggiamento ribelle del tempo di restringersi ed allentarsi in barba alla nostra volontà,  viene regolarmente minacciato da un evento: l’arrivo di gennaio, un mese di cui nessuno dimentica il triste arrivo a sancire la fine del gozzovigliare festoso del Natale e di cui, tutti, sembrano non percepirne la fine. Chiunque ne parli pare che trovi per lui solo queste parole: ma quando finisce? Non può essere gennaio per sempre…
Ha ragioni ataviche questo comune sentire e l’ho capito dopo aver scoperto che gennaio è stato l’ultimo mese aggiunto al calendario dai romani, popolo che considerava l’inverno un “periodo senza mesi”.
Per i nostri antenati il calendario era funzionale solo a poter gestire le scadenze di semina e raccolti e, di conseguenza, gennaio poteva essere considerato “un tempo quasi incalcolabile”: sostanzialmente irrilevante o funzionale a qualcosa di preciso.
Sarà per questo, forse, che la sua condanna eterna è quella di venir caricato di fardelli pesanti – i cosiddetti buoni propositi – quelli a cui non possiamo dedicarci quando la corsa dell’anno è avviata e siamo tutti costretti ad agire, con l’unica speranza di restare a galla, divisi tra lavoro, famiglia, hobbies, sogni e doveri.

nature

Da sempre e per sempre, gennaio è il mese di altisonanti promesse, pianificazioni, rispettabili sani obbiettivi, abbonamenti in palestra e debutti di diete che, il più delle volte, finiranno dimenticate con l’arrivo dei fritti di Carnevale.

Quest’anno mi sono presentata alla linea di partenza pronta come non mai: una sorta di ninja, dotata di un doppio carico di bombole per evitare qualsiasi tipo di affanno imprevisto.
Nello zainetto c’era tutto: nuovi orari di risveglio, una nuova dieta, della rituale attività fisica, la definizione precisa dei tempi da dedicare al lavoro, allo studio, ad un principio di meditazione e perfino al pranzo e alla cena.
Il tutto era stato sapientemente armonizzato in un quaderno chiamato planner settimanale che non lasciava spazi a dubbi o incertezze sul da farsi: la mia daily routine, un capolavoro di ingegneria risultato dell’illuminante lettura natalizia del libro di Robin Sharma, il plurilaureato esperto di crescita personale e autore del libro Il club delle 5 del mattino (regalo di mia sorella che ho letteralmente divorato in 2 giorni).

danish naturewinter
Dopo aver condiviso, con amici e sui social media, questa grande rivoluzione che mi apprestavo a mettere in pratica per il 2020, attribuendole, volutamente, quel valore di pubblico impegno che avrei poi doppiamente faticato a disattendere, ho impostato la sveglia 3 ore prima del solito, affinché la mia vita potesse prendere quella svolta promessa a caratteri cubitali sulla copertina del libro.

Mi sembra opportuno sottolineare che il concetto “la mattina ha l’oro in bocca” non mi è nuovo, ma quale grande vantaggio personale e duraturo ne avrei tratto, trasformando questa massima in una rituale sveglia prima del sorgere del sole, non mi è mai stato chiarito, neppure da mio padre, il più convinto sostenitore in famiglia di tale pratica con fini sempre variabili: riuscire a vedere i cervi, evitare le code estive, trovare i funghi prima degli altri.

Tuttavia i suoi proclami non mi avevano mai convinta fino in fondo: svegliarmi occasionalmente alle 5 mi procurava dei forti dolori di pancia che non riuscivo a debellare se non dopo un giorno, irritabilità e una faccia da sberle.
Insomma, a questa pratica tanto elogiata, ma a mio avviso poco attraente, mancava qualcosa e a fine 2019 capii cosa, e cioè un metodo, un senso e un obbiettivo “madre”, che fosse da traino oltre le 24 ore.
La prospettiva di riuscire a riprendere le redini della propria vita, unita alla promessa di sviluppo dei propri talenti e della propria creatività, raccontate da Sharma, suonavano decisamente più convincenti come obbiettivi.
A rafforzare la bontà della sensazione, il fatto che l’abitudine a riappropriarsi delle prime ore del mattino è stato il modo con cui si sono forgiati i grandi illuminati della Storia: Plinio il Vecchio, Aristotele e Mandela, per citarne alcuni.

Essere mattinieri con il preciso scopo di dedicarsi ad attività sane e proficue per noi stessi è descritta come la base di un programma su cui strutturare le proprie giornate non solo occasionalmente, ma per la vita intera.

Non nascondo che il timore di non riuscire era una presenza piuttosto ingombrante con cui dovevo fare i conti, ma sentivo una spinta così naturale verso quel mondo virtuoso che lui aveva disegnato con le parole che, non assecondarla, mi appariva un’azione senza senso, molto più che provarci per poi rassegnarmi al fallimento.
Non una sola pagina di quel libro che mi abbia fatto pensare, per un attimo, ad un venditore di fumo.
Dietro ogni azione o gesto suggerito tra le righe si celava una promessa di miglioramento, crescita e benessere personale che avrebbe irradiato positivamente non solo me stessa, ma anche coloro che mi stanno intorno.

Può esserci fine migliore da perseguire?

E così, a fine 2019, ho rotto gli indugi e smesso di rimandare quello che, per paura o perché spesso non si sa come approcciare,  si evita di fare, ripentendomi una solenne promessa per questo 2020: imparare ad accettare che agire e realizzare qualcosa, seppur di modesto valore, è meglio che non fare nulla nell’attesa di capire come farlo alla perfezione.

Da quel primo giorno in cui ho abbracciato questa nuova filosofia di vita è trascorso un mese esatto.

Crostata decorata festa della mamma

Fatico a trovare le parole per descrivere la delicata complessità di un percorso che mi ha aperto gli occhi per la vita. Rileggo il diario giornaliero che ho scritto durante quei giorni e quasi provo tenerezza per quella piccola debuttante. Lì ho marcato i progressi e piccole conquiste, per ricordare a me stessa quanto valore abbiano, ma anche i disagi e i momenti di sconforto, per evitare che, restando chiusi nella gabbia della testa, si trasformassero in macigni sempre più pesanti da sopportare.
Oggi sono conscia di quello che amo di queste levatacce mentre il resto del mondo ancora dorme: 3 ore tutte per me stessa che non sono obbligata a spartire con nessun altro, senza cellulare, senza rimorsi, senza ansie. Semplicemente perché gli altri ancora non ci sono: dormono.
Mentre fuori è ancora notte fonda mi reco in cucina e preparo una tazza tiepida d’acqua e succo di limone. Lascio il pigiama sul bordo della vasca per indossare una tuta che ho tenuto in caldo sul termosifone e mi metto a camminare. Talvolta, se sento di avere più energie da spendere, salto con la corda o addirittura mi concedo 20 minuti di intenso workout: tra tutte queste nuove abitudini, forse, la cosa più incredibile che riesco a fare, avendo sempre relegato l’attività fisica all’ultimo posto nella mia lista di priorità.
Accaldata o appena affaticata, mi lascio poi cullare dal silenzio del mio studio: sul tappetino cerco ripetutamente di allungare questi miei arti decisamente poco elastici, e mi concentro sul respiro. Solo quando avverto di essere in equilibrio perfetto tra il desiderio di tornare sotto le coperte e il piacere di godermi questo senso di pace interiore, entro in doccia e lascio che l’acqua faccia la sua parte: pulire e rigenerare.
Poi mi godo il momento più gratificante: con i capelli puliti, il viso terso, una calda maglia addosso e un caffè tra le mani, studio, leggo o pianifico la giornata. È così che vedo l’alba arrivare ad illuminare la stanza.

E sapete qual è la vera magia? Che più mi concentro su quello che mi fa del bene e più pianifico, meno tempo mi resta per i timori, le paure, le reazioni e l’improvvisazione. Senti di possedere una sorta di magnete che rende più corta la distanza tra te e i sogni.

moody food photography

Non posso dirvi che ogni giorno è stato uguale all’altro: ci sono state mattine in cui ho aperto gli occhi anche un’ora prima della sveglia e sere in cui, a mezzanotte, non riuscivo ancora a far pace con i pensieri.

Non posso neppure dirvi che è un percorso attuabile in ogni fase della vita: ho realizzato questa cosa quando, al termine della seconda settimana, ho accettato un lavoro per cui alle 7 della mattina dovevo uscire di casa per poi rientrare solo a tarda serata. Non c’era tempo neppure per una tazza d’acqua e limone, figuriamoci per il resto.
Mi sentivo smarrita. I timori di spezzare questo magico status di benessere che avevo faticosamente costruito mi avevano indotto a concentrare in due ore quello che prima facevo in tre, ma il risultato è stato solo senso di stress, paura di fare tardi e un’immensa stanchezza fisica che ha intaccato la mia lucidità. Insomma, una dimensione idilliaca che stavo distruggendo con le mie stesse mani.

Così ho riaperto il libro, cercando quelle pagine cui avevo fatto le “orecchie” a fine dicembre, ben consapevole che rileggendo quelle parole avrei trovato conforto nei momenti di smarrimento.

È stato proprio in quel frangente di complessità che ho capito il valore di questo programma: oltre qualsiasi apparente tentativo di farti sembrare un kamikaze dell’alba, riuscire a fornirti degli strumenti con cui dare alla tua esistenza una spina dorsale di tutto rispetto, affinché la tua schiena possa essere dritta e le tue spalle quel tanto più larghe per farsi carico delle complessità che, inevitabilmente, arriveranno.

Svegliarmi all’alba, oggi, è quasi un regalo che mi faccio e che evito di concedermi se so che potrebbe trasformarsi in un boomerang, perché la vita che ho scelto di intraprendere due anni fa è priva di routine e fatta di lavori imprevisti, opportunità da cogliere e collaborazioni che mai avrei immaginato, come quella che è arrivata a dare un sapore diverso alle mie giornate di gennaio.

Mi compiacevo rimirando le piccole bolle del mio primo barattolo di prefermento (risultato di un’altra intensa lettura natalizia – Il pane di pasta madre – un capolavoro di passione, tecnica e romanticismo), quando una proposta che trovai sorprendentemente coerente con quello che mi vedeva impegnata mi fu servita, insieme al caffè, dopo un’intensa sessione di piegamenti: creare ricette di valore raccontando i prodotti di quello che fu un piccolo mulino nato sulle rive del Po, oggi invece il più grande gruppo molitorio d’Italia: Grandi Molini Italiani.

Crostata decorata ai frutti rossi e crema al latte di mandorla

Chiamarla coincidenza forse sarebbe riduttivo: mi piace credere che la passione per ciò in cui si crede sia calamita di enormi soddisfazioni.

Ci sarà tempo per ammirare come queste piccole bollicine profumate di yogurt riusciranno a valorizzare questi grandi pregiati.
Colgo l’arrivo di San Valentino con un elogio al mondo che amo, la pasticceria, e parto dalle Origini, una selezione di farine realizzate con i migliori raccolti, omaggio all’antico modo di lavorare, fatto innanzitutto di passione e di cura meticolosa per ogni dettaglio.
Per realizzare la Crostata decorata ai frutti rossi e crema al latte di mandorla scelgo la farina di grano tenero, ma aggiungo quel tanto di integrale che possa aiutarmi ad intensificare gusto e profumi, per ottenere una crostata raffinata ma dal sapore rustico e autentico.

La sorpresa inaspettata?
Una crema al latte di mandorla e fiori d’arancio leggera come l’aria, pensata per valorizzare la delicatezza dei frutti rossi e che, lo devo dire, mi ha quasi commossa.

La dedico a chi “sogna in grande, parte in piccolo e comincia subito”.

Crostata decorata Crostata di frutta

 

RICETTA
per la Crostata decorata ai frutti rossi e crema al latte di mandorla

STRUMENTI

Pennello in silicone
Matterello
Planetaria o robot da cucina
Carta forno
Spatola
Anello per crostate diametro 23
Casseruola
Frusta
Fruste per montare

Crostata decorata ai frutti rossi e crema al latte di mandorla

 

INGREDIENTI e PROCEDIMENTO per la
Crostata decorata ai frutti rossi e crema al latte di mandorla

Per la frolla fine

200 g burro a temperatura ambiente
140 g di zucchero a velo
2 g sale
bacca di vaniglia
scorza grattugiata di mezzo limone
3 tuorli grandi (tieni l’albume)
280 g FARINA DI GRANO TENERO TIPO 0 | W 200 LINEA ORIGINI
70 g FARINA DI GRANO TENERO INTEGRALE | W 235 LINEA ORIGINI

1. IMPASTO PER LA FROLLA FINE
Nella ciotola della planetaria lavora il burro con lo zucchero a velo.
Una volta amalgamati (non serve montare), aggiungi il sale, la scorza di limone e la polpa della bacca della vaniglia (conserva il baccello).
Aggiungi un tuorlo alla volta senza fermare la planetaria e quando il tutto è amalgamato, spegni.
Setaccia bene le farine (reinserisci nelle polveri la crusca che il setaccio avrà trattenuto), quindi aggiungile al composto azionando la planetaria a bassa velocità.

2. STESURA FROLLA
Non appena il tutto sarà omogeneo (pochi secondi), spegni e rovescia sul piano di lavoro.
Compatta l’impasto con le mani, quindi stendilo su un foglio di carta forno.
Copri il tutto con un altro foglio di carta forno e, aiutandoti con un matterello, stendilo in uno strato di circa 4 mm.
Ricava un cerchio di circa 30 cm di diametro e rimuovi l’impasto in eccesso.

3. RIPOSO FROLLA
Buca con una forchetta (o un tagliapasta) il disco quindi riponilo in frigorifero coperto con pellicola o carta forno.
Il rimanente impasto va steso in un panetto rettangolare non eccessivamente sottile e messo a riposare in frigorifero coperto da pellicola.

4. REALIZZAZIONE DELLA BASE
Dopo circa un’ora, estrai l’impasto steso e appoggia sulla superficie un anello per crostate del diametro di circa 23 cm leggermente imburrato. Intaglia il disco che cuocerai lasciando che la punta del coltello segua il bordo interno dell’anello.
Rimuovi l’impasto in eccesso (puoi realizzare un filoncino e tagliare dei biscottini che cuocerai i un secondo momento).
Posiziona bene l’anello intorno al disco di pasta spingendolo verso il basso. Riponi in frigorifero mentre prepari le decorazioni.

5. REALIZZAZIONE DELLE DECORAZIONI
Stendi il secondo impasto che avevi lasciato riposare in un rettangolo di circa 30 cm. Ricava 6 striscioline sottili e falle rotolare con le mani sul piano di lavoro per dare loro una forma a vermicello. Attorcigliale partendo dal centro e prosegui nei due sensi verso l’estremità.
Quando saranno pronte estrai la base dal frigorifero, spennella leggermente la superficie con dell’albume e poi adagia lungo il bordo la prima decorazione. Adagia la seconda a completare il bordo esterno, quindi usa la terza per realizzare un cerchio nella parte centrale.

6. COTTURA
Riponi in frigorifero per 20 minuti e intanto porta il forno a 160° C.
Cuoci per circa 35/40 minuti o fino a doratura (la frolla inizierà a staccarsi dal bordo dell’anello).
Più dorata è la base, più intenso sarà il gusto della frolla perché gli zuccheri si saranno caramellati.
Sforna e lascia raffreddare.

Crostata decorata ai frutti rossi e crema al latte di mandorlapie food photography

 

Per la crema al latte di mandorla e fiori d’arancio

400 ml di latte di mandorla non zuccherato
Il baccello di vaniglia avanzato
1 cucchiaino di miele
50 gr di amido di mais
80 gr di zucchero
1 noce di burro (è possibile ometterla)
1 cucchiaio di acqua ai fiori d’arancio
200 ml di panna fresca da montare

In una casseruola versa il latte di mandorla con la bacca della vaniglia e lo zucchero.
Quando arriva quasi a bollore preleva alcuni cucchiai di latte con cui stempererai la maizena in una ciotola (usa una frusta).

Quando sarà sciolta e priva di grumi, aggiungila al latte insieme al miele e mescola con un frusta fino a che il composto si sarà addensato.
Trasferisci la crema in una ciotola, aggiungi una noce di burro, l’acqua ei fiori d’arancio e frusta bene perché diventi bella lucida.
Copri con pellicola trasparente a contatto e lascia raffreddare.
Riponi in frigorifero.

Una volta raffreddata, monta la panna. Con le stesse fruste rendi di nuovo cremoso il composto di latte che, raffreddandosi, si sarà leggermente indurito.
Incorpora la panna un po’ alla volta al composto di latte, aiutandoti con una spatola ed eseguendo movimenti dal basso verso l’alto per non smontare il tutto.

Trasferisci in tasca da pasticcere munita di bocchetta liscia e riponi in frigorifero fino all’utilizzo.

Per la decorazione

Frutti misti rossi
Foglia d’oro

Composizione della crostata

Versa uno strato sottile di crema sulla base (solo un leggero strato per fare in modo che la frutta resti ferma) ed evitando di toccare le decorazioni.
Guarnisci con la frutta e decora con foglia d’oro (usa una pinzetta per distribuirla).
Servi la crostata con frolla fine accompagnando ogni fetta con un bel ciuffo di crema al latte di mandorla e fiori darancio.

Se ti piacciono le frolle decorate, potrebbe farti piacere leggere anche questa ricetta.

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Crostata decorata ai frutti rossi

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