E’ rimasta sotto i blocchi di appunti per due stagioni quella cartolina ingiallita e dura quanto la cartapecora che ritrae il dolce di pasta lievitata dell’Alto Adige: il Buchteln.
Uno dei tanti e originali souvenir di mamma: sempre studiati, centrati, perfetti.
Sul retro le indicazioni essenziali per realizzarlo e la dicitura“Le immagini culinarie di Photo Kromar, San Candido”.
Quando, alcuni giorni fa, mi è caduta tra i piedi nel maldestro tentativo di dare un senso alla pila di appunti di cucina, ho mollato tutto, mi sono avviata verso lo studio e ho aperto il mio programma di editing fotografico.
Quella cartella che recitava “Buchteln con lievito di birra” era stata caricata ma mai aperta.
Fissavo le foto e intanto lasciavo che i ricordi si prendessero il loro spazio nella luce tarda del pomeriggio.
Sono passati almeno 7 mesi dal giorno in cui ho scattato queste foto, 7 mesi in cui ho lasciato gradualmente andare immagini dolorose e abitudini malate.
La ricordo con una strana lucidità quella domenica di Giugno, prima dell’intervento, in cui mi sono recata all’evento Cibo a regola d’Arte promosso da Cucina Corriere in un bellissimo palazzo della mia città.
Ero famelica di apprendere quante più nozioni possibili, pezzettini che sarebbero state le basi su cui avrei costruito la nuova Me di lì a qualche mese.
Avevo già consegnato le dimissioni da qualche settimana, ma avevo la sensazione che quel gesto di buttare alle ortiche 14 anni da commerciale in una grande realtà aziendale avesse il peso di una piuma.
A fasi alterne mi definivo incosciente o consapevole, ma in definitiva sollevata all’idea di potermi dedicare finalmente a me stessa.