Brioche rosa alla rapa rossa o red velvet rolls, o, semplicemente, chiocciole di pan brioche aromatizzate al burro e cannella.
Per profumi e ingredienti ricordano i Kanelbullar svedesi, pur dopo un massiccio trattamento estetico in stile Barbie.
Per renderli così “pink-ish” è sufficiente aggiungere della purea di barbabietola all’impasto e, volendo, potenziarne la nuance con della barbabietola in polvere (io uso questa).
Sono stanca di trascorrere l’inverno con la nebbia accampata fuori dalla porta di casa. Mi fissa quando spalanco i balconi, mi si incolla sulle guance quando esco in giardino, mi si intrufola sotto le caviglie quando vado a passeggiare.
Una presenza di cui farei volentieri a meno: non aggiunge nulla all’inverno perché è bianca come la neve ma, differentemente da lei, non si accompagna mai al sole. Se c’è sole non c’è nebbia, se c’è nebbia non c’è sole.
Alberelli natalizi di pan di zenzero e… il magico mondo del Do It Yourself.
La mia devozione per il mondo del “fai da te” ha origini lontane ed è figlia di una manualità che non sono mai riuscita a capire se ho ricevuto in dono oppure ho fatto mia nel corso del tempo.
La tradizione racconta che la sera della Vigilia di Natale, in Alto Adige, le famiglie riunite siano solite consumare dei biscotti deliziosamente burrosi e ricchi di confettura chiamati Spitzbuben o occhi di bue.
L’anno scorso, proprio dall’Alto Adige, mi arrivò in dono una bellissima confezione carta contenente della farina mescolata a dello zucchero, due stampini in acciaio e un barattolo di deliziosa confettura di albicocche.
Ricordo perfettamente la prima volta che il mio sguardo, bramoso, si posò su un quadrato di Croque Monsieur: accade 22 anni fa e mi trovavo nella bellissima piazza di Montpellier, nel sud della Francia.
Avevo scelto di passarci il mese di Ottobre, durante il secondo anno di università, per imparare velocemente il francese, quella seconda lingua prevista come esame facoltativo che solo un mese prima avevo snobbato per dedicarmi al tedesco.
I miei conti li avevo eseguiti male, fidandomi solo dei suggerimenti di chi mi diceva: “…ma il tedesco è come il latino, fatto quello non avrai problemi.”. Peccato che la docente fosse cupa e spenta come un caminetto a fine stagione e il clima autunnale a Feltre, città in cui studiavo, non aiutasse certo ad attizzare il buonumore, e, non ultimo, io e il latino non eravamo mai stati un corpo e un’anima.
Culurgionis o culurgiones dell’Ogliastra e il mare dei ricordi
24 September 2021Non vedevo il mare dall’agosto 2018: erano passati quasi due anni. Rimisi i piedi sulla sabbia nel maggio 2020, il giorno dopo che il Presidente del Veneto aveva deciso che i polli, finalmente, sarebbero potuti uscire dalle gabbie. Non c’è sarcasmo nelle mie parole, solo un po’ di affanno nel ricordo di quel momento.
Io e mia sorella eravamo salite in auto alle 7 del mattino, non per evitare un traffico chiaramente inesistente, ma più per l’urgenza di approdare a quella dimensione tanto sognata.
Sotto i piedi una borsa termica contenente del caffè bollente e nulla più.
Io ero a dieta, tanto per cambiare.
Cheesecake numero 200, più o meno. E se mi sbaglio, sbaglio per difetto.
Una per ogni domenica della settimana, per 12 mesi all’anno, per circa 4 anni.
Che per un lungo periodo della mia esistenza io mi sia trovata a brancolare in una selva oscura credo sia cosa piuttosto nota a chi mi legge da tempo. Che una delle poche certezze, invece, in quegli anni trascorsi a cercare col lumino la strada giusta, fosse proprio quell’appuntamento domenicale, credo di non averne mai fatto parola.
No, non si trattava di un gesto per attutire sbalzi umorali a suon di bocconi dolci, quanto piuttosto un appuntamento fisso per esaudire una richiesta ben precisa: “Lucia, il lunedì mattina i clienti si aspettano di trovare la tua cheesecake, non possiamo non averla.”.
Seconda tappa verso il lungo, ma neppure poi tanto, percorso che ci condurrà, al rientro dalle vacanze, alla ricetta di una meravigliosa cheesecake realizzata con ingredienti completamente autoprodotti.
Abbiamo cominciato la qualche giorno fa con i Graham Crackers, essenziali per comporre la tipica crosta o guscio al profumo di cannella (se hai perso la ricetta, clicca qui) e proseguiamo oggi con il cream cheese o Philadelphia fatto in casa.
Una ricetta ad episodi: la nuova frontiera della pazienza che mai mi sono sognata di sperimentare in cucina, almeno fino ad una settimana fa.
Puntata nr° 1: i Graham Crackers fatti in casa. Semplice intuire cosa verrà dopo, o ci cadrà sopra. E se questa informazione non vi dice molto, ecco un altro indizio: questi biscottini rettangolari sono la riposta americana ai tondissimi Digestive scozzesi che da ottant’anni tutto fanno, meno che favorire la digestione, almeno a noi italiani, mi permetto di aggiungere. Come se bastasse un pizzico di bicarbonato per frantumare quei mattoni.
E mi ritrovo a dieci giorni dall’inizio dell’estate a parlare di Primavera, col mio solito tempismo in slow-motion. Ho riflettuto se fosse il caso di lasciarla andare senza fare rumore sulle pagine di questo diario digitale, ma qualcuno che l’ha vissuta al mio fianco mi ha fatto notare che se c’è una cosa potente nell’atto del cambiamento è che questo può essere d’ispirazione per qualcun altro e, la mia primavera, d’altra parte, questo è stata: cambiamento.
Continua a leggere…Kaiserschmarrn e Buchteln: morsi di Alto Adige tra la Valle Aurina e la Valle di Casies
29 June 2021“La chiarezza è la buona educazione dello scrittore”: che magnifica espressione quella del francese Renard.
Di ritorno da quest’ultimo viaggio alla scoperta delle valli meno note dell’Alto Adige mi ritrovo a far quadrare parole, ricette e immagini in uno spazio delimitato e sento che questa “buona educazione” sarà forse la mia sfida più grande.
Condensare, senza risultare banali e telegrafici, il racconto di esperienze ad alto impatto emotivo non è cosa per tutti e, soprattutto, ormai, non è cosa di tutti i giorni.
Mentre, a metà giugno 2021, lasciavo la calura veneta per raggiungere le dolci vallate altoatesine, riflettevo sul fatto che mi ero dimenticata di quanto buon vivere ci fossimo tutti – democraticamente – privati in questi mesi, e per di più senza fiatare. In questo tempo sono spesso finita con gli occhi appesi alle immagini da cartolina che alcuni travel blogger rispolveravano sui social media a memoria di passati gloriosi dedicati a fare e disfare valigie in ogni parte del mondo: le osservavo con un sentimento misto di rassegnazione e smarrimento.
Le penne alla vodka, il risotto fragole e champagne, i tortellini panna e prosciutto, il pollo in gelatina, il gelato al puffo, la crêpe Suzette: accidenti se sono stati tosti da digerire i gloriosi anni ’80.
C’è chi sostiene che il famoso “fisico bestiale” di Carboni servisse solo a questo.
“Volli, sempre volli, fortissimamente volli.”
Per raggiungere l’obiettivo che aveva e divenire quindi quel grande letterato che poi fu, Alfieri chiese un bel giorno ad un suo servitore di legarlo alla sedia, assumendo l’unica posizione che gli avrebbe permesso di realizzare il suo sogno: essere un grande scrittore tragico.
Lo chiese dopo aver capito che la sua prima tragedia, che scrisse mosso da “noia, e il tedio d’ogni cosa, misto a bollor di gioventú, desiderio di gloria, e necessitá di occuparmi in qualche maniera, che più́ fosse confacente alla mia inclinazione” lo aveva trasfigurato, nel giro di pochissimo tempo, da giovane dissipato a grande autore tragico agli occhi del pubblico.
Continua a leggere…Prevedo che la brioche gomitolo di lana (o wool roll bread) starà all’imminente lockdown come Luis Fonsi sta – o meglio, stava – agli aperitivi sul lungomare nelle calde sere estive.
Non voglio attribuirmi meriti di chiaroveggenza, solo una discreta capacità di prendere atto dell’ineluttabilità di certi eventi.
Mi prefiguro una Pasqua non meno silenziosa di quella del 2020: credo sia questo il motivo che mi ha spinto a piantare ranuncoli e margherite anzitempo. Perché se quel giorno dovrò apparecchiare solo per due, che almeno ci siano tracce, fermenti di altra vita intorno a noi.
Io non lo sapevo. E tu?
Non sapevo quanto valore potesse avere un cucchiaino di zucchero e che ciò che spesso viene additato come “un male”, per qualcun altro rappresenta la vita.
Continua a leggere…