Io non lo sapevo. E tu?
Non sapevo quanto valore potesse avere un cucchiaino di zucchero e che ciò che spesso viene additato come “un male”, per qualcun altro rappresenta la vita.
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Non sapevo quanto valore potesse avere un cucchiaino di zucchero e che ciò che spesso viene additato come “un male”, per qualcun altro rappresenta la vita.
Continue Reading…Il 6 gennaio ho smesso di assumere zuccheri.
Non si trattava logicamente di un impegno per la vita, ma solo di una necessaria assunzione di responsabilità nei confronti di un corpo un filo maltrattato durante i solitari bagordi del Natale.
Niente pasta, pane e fratelli, niente alcol, dolci et similia ma, soprattutto, niente frutta.
Ohibò, dottore, ma sicuro-sicuro?
Gli zuccheri vanno eliminati del tutto. Poi, pian piano, li reintroduciamo.
Trovo che la pasta fresca ripiena sia l’espressione più stravagante e allo stesso semplice del recupero alimentare domestico.
Non solo, sono convinta possa facilmente sorprendere chiunque per via di quel ripieno che non si riesce ad intuire fino a quando i denti non saranno affondati sulla pancia gonfia del tortello.
Ho trascorso le ultime ore del 2020 infilando petali di cereali al cacao in piccoli coni che avevo plasmato a partire da una massa di biscotti e burro. Le avevo create senza particolari prospettive, solo per misurarmi in quell’esercizio manuale che, miracolosamente, riesce sempre a darmi ossigeno nei periodi di difficoltà emotiva.
Continue Reading…Mancano solo pochi giorni al rituale del panevìn, l’alto “panettone” di sterpaglie e legna accatastata, piazzato in mezzo ai campi ghiacciati, alla cui base viene appiccato il fuoco la sera del 5 gennaio in alcune zone del nord Italia.
Mai come in questo momento sembra quasi urgente l’esigenza di avvertire negli occhi le fiamme del vecchio che brucia, quel tempo appena passato di cui non desideriamo conservare alcune ricordo, ma solo la cenere.
Voci dicono che non si farà e solo il dubbio mi è bastato per spingermi ad infornare teglie su teglie di Pinza, quel dolce della tradizione contadina che da sempre, invece, ricevo in omaggio da mia suocera il 6 Gennaio.
C’è qualcosa che fai di continuo e che tuttavia non ami particolarmente fare? Io sì, e la risposta è proprio nell’immagine di copertina: le tartellette al caramello salato e cioccolato fondente.
Penso di aver realizzato, negli ultimi anni, almeno 70 volte questo dessert, dilettandomi in una serie di varianti studiate per renderlo a me più congeniale: ho provato con una base al cacao, sono passata per i biscotti frullati, ho ripiegato sulla frolla classica, ho aggiunto delle arachidi nella crema al caramello o ho perfino azzardato una ganache a minore contenuto di grassi.
Per come la imbastissi ogni volta, la sensazione alla fine restava immutata. Per dirla alla Johnny Stecchino: questo dessert non me somiglia pe niente.
Ricordo del mio Natale 2020: semi-serio ritratto di famiglia dal titolo “quest’anno faccio con quello che ho”, sperando che il 2021 mi restituisca tutto il calore umano che quest’anno non ho potuto sentire.
Continue Reading…Sono distesa sul divano con la boule dell’acqua calda sulla pancia, uno dei più significativi momenti di sballo degli ultimi tempi.
Questo dicembre è arrivato con la velocità di quella corda che, da piccolina, le amiche sollevavano sopra la mia testa: la stessa che, scendendo, rischiava di atterrarmi se non mi fossi fatta trovare con le caviglie sollevate.
Non dev’essere un caso se mi ritrovo ancora a parlare di quella corda che, a gennaio del 2020, mi ero ripromessa di saltare alle 5 di ogni mattina. Confesso pubblicamente d’aver smesso dopo circa un mese e mezzo, incapace di tenere, anche di prima mattina, quel ritmo che ha scandito questi 360-quasi-5 giorni. La verità è che ho saltellato sempre, eccezione fatta per Luglio, meravigliosa parentesi in cui mi sono ritirata in semi-solitudine a scrivere tra i monti in compagnia quasi esclusiva dei miei suoceri, cosa che a qualcuno potrebbe sembrare una maledizione, soprattutto in un anno del genere, mentre nei miei ricordi ha il profumo della libertà.
Processo creativo. Non suona fiabesco, ma in verità ha molto a che vedere con il proprio mondo immaginario.
Perché sentiamo più vicino al nostro modo di sentire un certo stile fotografico anziché un altro?
Vorrei cercare di rispondere a questa domanda raccontando come approccio ogni sessione fotografica. Non ho mai scritto di questi argomenti, ma sono consapevole che sapere qualcosa di più di questo tema farebbe felice per lo meno una decina di affezionati lettori che spesso mi chiedono di sollevare le tende per scoprire un po’ di più.
La ciliegina sulla torta e… le giuggiole sulla crema.
Continue Reading…Ci sono poche cose che mi gratificano in questi giorni quanto vedere la porta di casa circondata da capannelli di zucche.
A Mantova, durante il mio ultimo viaggio, ne ho comprate di qualsiasi colore e forma, certa di poter disporre di tutto l’inverno per sperimentarle in molteplici ricette. Ma se la mantovana e la Chioggia Marina, dalla buccia spessa e dura, possono permettersi di prendere aria ancora per diversi mesi, ho scoperto non essere lo stesso per la Delica e la Hokkaido.
Quel giorno in cui sono partita per Mantova avevo messo in valigia poche cose da vestire, ma non avevo scordato un cesto di fiori e qualche bottiglia di vino.
Qualcosa mi lasciava intendere che ci sarebbe stata una gran tavola imbandita al mio arrivo e, conoscendo un pochino i piatti locali, sapevo che avrei fatto centro portando una Barbera D’Asti Superiore Docg.
Non avevo sbagliato.
Dicono che i social media siano il non luogo della socializzazione, il refugium peccatorum di coloro che temono le relazioni sociali, la strada più semplice per sottrarsi al reale e avvolgersi nel proprio bozzo crogiolandosi nel mondo della finzione.
Si sostiene che tra le pagine virtuali, fatte per lo più di immagini e citazioni, le persone riescano ad anestetizzare i propri dolori, sedotte da proiezioni di futuribili se stessi, dimenticando che, per restare ben in sella alla vita, è importante essere presenti e coscienti di se stessi, nel corpo e nello spirito, nel qui ed ora.
Sono in partenza e sono tesa, perchè devo farlo in un momento in cui so che sarebbe meglio non mi allontanassi da casa.
Sono in partenza e sono felice, perchè tornare in mezzo alla natura mi ricorderà che c’è qualcosa di bello per cui vale la pena sopportare tante quotidiane brutture della vita, dei tempi e della società.
Sono in partenza e sono emozionata, perché da quando sono rientrata dalla Val Zoldana non ho più fotografato per puro piacere, ma unicamente per dovere.
É passato un anno dal mio ultimo viaggio in Borgogna e non so dire quali siano le cose che più mi mancano.
Ho trascorso gli ultimi mesi a rispolverare ricordi, intrufolandomi in qualsiasi pertugio come un cane da tartufo: si era reso necessario per la stesura del libro ma è risultato comunque benefico per lo spirito in un momento in cui desiderare di oltrepassare i confini sembrava essere un tabù.